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venerdì 27 giugno 2014

Quello che ho imparato da questi mondiali

Come se non bastasse il calcio "normale" a riempirci la testa (e anche qualcos'altro) durante tutto l'anno, ecco che arrivano i Mondiali, puntuali come la morte, a rovinarci un'estate su quattro. Sì, a rovinarcela. Perché? Perché non si parla d'altro. Mezzo telegiornale è infestato dalle notizie riguardanti Tizio che si è fatto male, Caio che ha sbagliato il gol, Sempronio che si è incazzato con Caio e così dicendo.
Tutto questo potrebbe anche essere sopportabile se poi vincessimo. Ma la verità è che vinciamo molto raramente. Una volta ogni dimissione di Papa, più o meno. E allora altre polemiche, altri insulti, altri strepiti. Il CT di turno si prende del cretino incompetente da 56 milioni di allenatori improvvisati e si dimette per lasciare il posto al prossimo CT che si rivelerà, almeno agli occhi del popolo italiano, ancora più cretino e ancora più incompetente a meno che non riesca nel miracolo di farci vincere il prossimo Mondiale. Questa volta è toccato a Prandelli. Siamo tutti in spasmodica attesa di sapere chi sarà il prossimo. Io praticamente non ci dormo la notte.
Come accade in ogni sconfitta, c'è sempre bisogno di un capro(ne) espiatorio. Questo prestigioso ruolo è toccato, invece, a (Super)Mario Balotelli, che non l'ha presa molto bene. Vorrei spezzare una lancia in sua difesa, ma proprio non ci riesco. Lui in compenso ha tentato un'arringa difensiva su Instagram dicendo che i fratelli neri non l'avrebbero abbandonato. Gioia, qui nessuno ti sta abbandonando. Stiamo solo dicendo che hai giocato di merda e che non sai fare gioco di squadra. Questo te l'avrebbero anche detto i tuoi fratelli neri, ne sono certa.
La cosa bella dei Mondiali, però, è che riuniscono tutti (o quasi). Quando inizia la partita dell'Italia le strade e i negozi si svuotano e il 99% delle persone incolla il proprio naso al televisore. Uomini, donne e bambini tutti insieme a gustarsi la partita. Le migliori, a mio parere, sono le donne "tifose per caso": sono donne che a malapena sanno che il campo è rettangolare e che si gioca in 11, ma quando gioca la nazionale il loro orgoglio patriottico le chiama a sedersi di fronte alla TV per tifare per il loro Paese.
I Romani dicevano che per tenere a bada il popolo bastavano "panem et circenses". Ecco, noi italiani ci siamo evoluti e ci basta solo il calcio: porta l'Italia sul lastrico dopo 20 anni di promesse non mantenute e nessuno te ne farà una colpa, sbaglia un gol ai Mondiali facendo perdere miseramente l'Italia e verrai crocefisso mediaticamente nei secoli dei secoli. Ridiamo per non piangere.

mercoledì 11 giugno 2014

Shopping al femminile

Dopo aver preso in considerazione l'atteggiamento degli uomini di fronte allo shopping, mi sembra doveroso prendere in considerazione quello delle donne. Dopotutto siamo noi le vere regine di questa attività. Per quanto possa essere vario e variegato l'atteggiamento della donna di fronte a una giornata di shopping, mi permetto di raggruppare l'intero genere femminile in due grandi categorie: compratrice compulsiva e compratrice riflessiva.
La compratrice compulsiva è una persona metodica e determinata. Impiega circa 10 secondi per capire se un negozio fa al caso suo. Non va a fare shopping se non ha già in mente qualcosa di preciso. Una volta focalizzato l'obiettivo ha una mira da cecchino. Troverebbe il maglioncino rosso che sta cercando o il vestitino bianco che desidera tanto anche nel più caotico e disordinato dei negozi. Generalmente odia essere aiutata dalle commesse perché sa di potersela cavare da sola. Il suo pomeriggio di shopping può durare anche solo dieci minuti se trova quello che cerca al primo negozio. Non prova nulla che non comprerebbe e non compra nulla che non abbia prima provato. Se un capo la fa riflettere per più di 30 secondi è una battaglia persa: non lo comprerà. L'unica cosa che la mette in crisi è dover scegliere tra due capi simili: li comprerà entrambi se il suo portafoglio lo consentirà. È in grado di dilapidare un patrimonio in un pomeriggio. Accompagnarla a fare shopping è come togliersi un cerotto: rapido e (quasi) indolore. È la compagna di vita che ogni uomo vorrebbe. Almeno finché i conti correnti rimangono separati.
La compratrice riflessiva, invece, è l'esatto opposto. Entra in qualsiasi negozio le si pari davanti. Poco importa se all'interno ci sono vestiti che non indosserebbe neanche se la pagassero. Esce di casa con l'idea di comprare un paio di stivali e torna a casa con tre maglioni di lana e un paio di jeans. Per gli stivali c'è sempre tempo. Non c'è un capo nel suo armadio che non sia stato comprato dopo una lunga e sofferta riflessione. Dalle infradito al vestito da sposa niente viene comprato in modo impulsivo. Spesso cerca il supporto della commessa di turno che inevitabilmente si ritroverà a domandarsi cosa ha fatto di male per meritarsi questa croce. Spesso, dopo un'ora passata a rimuginare sugli stessi quattro vestiti, decide di tornare il giorno seguente perché "ci devo pensare". 90 volte su 100 non tornerà. Accompagnarla a fare shopping è come una tortura cinese: non sai quando arriverà la domanda seguente. "Cosa dici? È meglio rosso? Si, mi piace, ma forse blu lo uso di più, no? Secondo te sono meglio questi anfibi o queste infradito? Dici che va bene per andare a un matrimonio? Non so, dici che ci vuole una taglia in più?" Nessun uomo sano di mente accetterebbe di partecipare a questa follia. A meno che non sia sotto ricatto. Spende poco e in modo oculato: è la moglie che tutti vorrebbero. Soprattutto se c'è qualcun altro che la accompagna a fare shopping.