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lunedì 24 febbraio 2014

Arte da cassonetto

Voglio esprimere tutta la mia solidarietà alla povera donna delle pulizie che ha mandato al macero 10.000 euro in opere d'arte. Per chi non conoscesse la storia, la riassumo brevemente.
La nostra protagonista, che chiameremo Anna, è una umile donna delle pulizie di un museo di Bari in cui è in allestimento una mostra di arte contemporanea. La cara Anna, donna poco istruita e poco avvezza alle opere d'arte, entra nelle sale del museo e inizia a fare il suo lavoro. Raccoglie uno scatolone con delle lattine di birra. Spazza via un biscotto sbriciolato. Getta nel sacco nero una manciata di fondi di caffè. Ripulisce la sala da cartacce e cartoni accartocciati. Soddisfatta e probabilmente allibita dal porcile lasciato dagli allestitori della mostra, se ne torna a casa dopo il duro e ingrato lavoro. Vi lascio immaginare la sorpresa degli allestitori quando, qualche ora dopo, si sono accorti che le "installazioni" (almeno hanno il buon gusto di non chiamarle "opere d'arte") di alcuni artisti erano finite nel cassonetto e partite per la discarica. Diecimila euro letteralmente buttati via.
La povera Anna è stata giustificata sottolineando il fatto che "non è mai andata a vedere un museo". Ora, non vorrei sembrare una buzzurra ignorante, ma credo che la signora Anna non avrebbe mai gettato nel cassonetto la Gioconda o la Vergine delle Rocce. Personalmente, di mostre e musei ne ho visti parecchi, ma in questo caso avrei faticato anche io a distinguere tra arte e spazzatura.
Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. E' vero. Però, come ha detto qualcuno, se l'arte viene scambiata per immondizia forse di immondizia effettivamente si tratta. Certo, magari quei biscotti rotti per terra rappresentavano la fragilità dell'esistenza o che diavolo ne so. Con tutti i biscotti che ho fatto cadere a terra in 23 anni di vita a quest'ora potrei essere miliardaria.
Detto fra noi, io non ho un buon rapporto con l'arte moderna. L'ho presa in odio quando mi sono ritrovata davanti un cavallo imbalsamato appeso al soffitto. Mi vengono i brividi ancora adesso al solo pensiero. Non che prima di questo trauma ne andassi matta. Ricordo perfettamente due installazioni: una catena di cerchietti per capelli tenuti insieme dal nastro isolante e una pila di sedie di plastica bianche. Arte pura. Se mi concedete il cliché, mi permetto di dire "questo lo potevo fare anche io".
Diciamoci la verità: l'arte moderna io non la capisco. Ammetto le mie colpe e la mia inferiorità culturale. Portate pazienza, quando vedo uno scatolone accartocciato penso che sia spazzatura. Se penso a un'opera d'arte mi viene in mente un quadro impressionista, una scultura neoclassica, un dipinto cinquecentesco. Non mi viene in mente un bicchiere sporco di caffè o un cavallo appeso a un soffitto. E' un limite mentale? Forse. Ho torto? Credo di no. Ognuno ha il suo concetto di arte. Diciamo che il mio è un concetto un po' più convenzionale. E diciamo anche che se mi metto a impilare delle sedie di plastica nessuno mi offre duemila euro per avere la mia creazione. Forse è questo che mi fa sfrigolare i neuroni. Perchè se l'artista Pinco Pallino butta un biscotto per terra è arte e se io faccio cadere la marmellata sul tappeto è un pasticcio irreparabile? Per non parlare di quando mi cade di mano la scatola degli spaghetti e mi tocca giocare a Shanghai sul pavimento della cucina. Perfetta rappresentazione della frustrazione umana.

lunedì 17 febbraio 2014

Troy, il supercane

Mi chiamo Troy e sono un cane. Anzi, un supercane. Questa è la mia storia.
Fino a poco tempo fa ero solo un dobermann come tanti. La mia specialità era vincere concorsi di bellezza. Pensate, sono arrivato primo a New York e undicesimo in tutti gli Stati Uniti. Che poi neanche mi piace andare a quei concorsi. Io preferirei stare a casa accoccolato sui piedi della mia padrona, ma so che lei è felice quando vinco e per me la sua felicità è più importante della mia.
Un giorno, però, avvicinandomi alla mia padrona Diane, ho notato qualcosa di strano. C'era un odore diverso dal solito. Non era uno di quei cosi puzzolenti che voi umani chiamate profumi. Era molto peggio. Noi cani non abbiamo un nome per quella cosa, ma mi pare che i dottori degli umani lo chiamino cancro. Noi cani spesso riusciamo a sentire la puzza schifosa che emana quella brutta malattia. Purtroppo voi uomini non la sentite.
Ero molto preoccupato per Diane. Come avrei fatto senza di lei? Un padrone può avere tanti cani, ma un cane ha solo un padrone. E il mio padrone è Diane. Voi umani siete tanto intelligenti, ma a volte siete estremamente tonti e non capite quello che cerchiamo di dirvi. Così, sapendo quanto sarebbe stato difficile farmi capire, ho iniziato a mandare dei segnali alla mia padrona. Ho iniziato a strusciarmi e strofinarmi contro il suo fianco sinistro. Lei si è insospettita, ma non ha capito. Come dicevo, a volte siete proprio tonti.
Alla fine, sono diventato così fastidioso che Diane ha iniziato a grattarsi e così ha trovato il nodulo maledetto. Un po' preoccupata, si è finalmente decisa ad andare a fare una mammografia. I medici le hanno trovato e tolto il brutto male e sono stati così bravi che le hanno consentito di tenermi con sé durante le terapie. Adesso la mia adorata Diane è guarita e possiamo di nuovo passare del tempo insieme e prepararci per altri concorsi. Io nel frattempo sono diventato famoso. Sono diventato un supercane, un po' come quelli che trovano gli umani sotto le valanghe. Quello che gli umani non sanno, è che io non ho fatto niente di speciale. Ho solo fatto il mio dovere: salvare la vita alla persona che amo di più al mondo. E' una cosa che molti umani fanno fatica a capire, ma per noi cani è la normalità.
Ho sentito dire che i dottori degli umani si sono subito interessati a questi nostri superpoteri. Io spero che non maltrattino dei poveri cani nella speranza di addestrarli a trovare il cancro come fanno i cani poliziotto con la droga. Salvare la vita agli umani è il nostro dovere, ma solo se gli umani se lo meritano.

mercoledì 12 febbraio 2014

Decerebrati nelle pubblicità

Voglio fare un appello. Liberiamo quella povera donna. Mi riferisco alla moglie del tizio della Conad. Quella pubblicità mi fa venire l'ulcera. E di sicuro non mi fa venire voglia di andare a comprare nei loro supermercati.
Questa poverina sta con uno più fulminato di una lampadina. Facciamo una colletta e paghiamole un buon avvocato divorzista. Suo marito sta peggiorando, è evidente. Prima si limitava a dare di matto durante la notte. Una volta ti svegli per controllare la freschezza. E va bene. In realtà non va per niente bene, ma facciamo finta di sì. Poi ti svegli perchè c'è un problema. Ma non nella coppia, eh. Tra la gente. Ora, sono le due di notte, proprio adesso devi andare ad abbassare i prezzi del tuo maledetto supermercato? Non puoi aspettare le 7 di domani mattina? Adesso non c'è nessuno che va a fare la spesa, quindi dormi e non scassare le palle a tutta la famiglia. E invece quella povera donna di sua moglie cosa fa? Lo asseconda. Come si fa con i matti. Il fatto che non gli abbia ancora spaccato sulla testa la pentola a pressione la fa candidare alla santità.
Adesso, però, il tizio è peggiorato. Lei gli chiede se gli va bene mangiare la carne e lui? Lui, più fatto di Bob Marley, la guarda con aria sognante e le risponde "si, ma la nostra". Ma la nostra di chi? Guarda che non hai una fattoria. Hai un supermercato. Le mucche non nascono sotto forma di hamburger nel bancofrigo. Qualcuno te lo deve dire un giorno o l'altro. E vogliamo parlare di quando gira per casa come un deficiente e tira fuori dalla dispensa tutti i prodotti essenziali? Qualcuno lo deve fermare.
Ormai, comunque, siamo abituati ai decerebrati nelle pubblicità. Ve la ricordate Adriana? Quella della Tim. Quella strafiga. Quella che si è fatta inseguire per un anno da quell'altro idiota che le sbavava dietro. Inizialmente, pensavo che fosse lei quella astuta dei due. E' riuscita a farsi inseguire per tutto il pianeta prima di dargliela. Chapeau! Poche altre riuscirebbero nell'impresa. E poi l'hanno fatta parlare. Mi hanno distrutto un mito. Se ne andava in giro per casa contando le cose di quattro in quattro. "Quatro paperele, quatro gatini" Passi la pronuncia scadente, ma il contenuto non era propriamente degno di chissà quale mente eccelsa. A quanto pare il tizio non la inseguiva per poter discutere dei massimi sistemi.

lunedì 10 febbraio 2014

Tecniche anti-stupro

La violenza sulle donne è un tema sempre più caldo. E più andiamo avanti più le cose sembrano peggiorare. Arrestato uno stupratore ne spuntano fuori altri cinque. Sembra più facile svuotare il mare con un cucchiaino. Ma ecco che dal lontano oriente arriva l'invenzione che salverà tutte le donne indifese.
Questo prodotto arriva dalla Thailandia e si tratta di, indovinate un po', un paio di mutande. I più antiquati di voi si staranno immaginando una moderna cintura di castità e sono pronti a farsene recapitare uno stock per le loro ragazze. Mi dispiace, ma non si tratta di una cintura di castità. Si tratta di un paio di mutande con incorporato un pene finto. Si, avete capito benissimo. Mutande ripiene. Slip farciti alla salsiccia.
Ora, anche se mi sembra evidente, voglio chiarirvi come dovrebbe funzionare questo miracoloso anti-stupro. Immaginiamo una ragazza molto attraente e molto alla moda che se ne va in giro con dei leggins belli attillati. E immaginiamo che dietro di lei ci sia un potenziale stupratore attratto dal suo femminilissimo posteriore sculettante a destra e a manca. Il manigoldo si avvicina, la fa voltare e..surprise! Un bel pacco rigonfio! Ta-daa! A questo punto, se la ragazza ha sangue freddo e buoni riflessi, può anche lanciarsi in un "Ciao tesoro" sussurrato con una voce sexy e profonda alla Ligabue. Se lo stupratore a questo punto non se l'è ancora data a gambe è perchè è svenuto. In entrambi i casi lo stupro è stato sventato.
Diciamo che, per quanto balzana, è un'idea con del potenziale. A meno che l'aspirante violentatore non sia uno a cui piacciono i travestiti. In quel caso si potrebbe comunque giocare sull'effetto sorpresa: un bel calcio nei gioielli di famiglia sfruttando il momento di perplessità di fronte al finto salsicciotto. Sicuramente, però, questo piano B richiede una maggiore prontezza d'animo e ha una minore riuscita.
Resta comunque il problema che con questo "coso" sul davanti si azzerano le possibilità di baccaglio. Come lo spieghi al ragazzo carino che ti sta guardando da mezz'ora che hai un pene finto per non essere stuprata? E poi, quale ragazzo accetterebbe che la sua ragazza si travesta da travestito? Mi sembra che questo gingillo abbia più controindicazioni che vantaggi. Per allontanare una manciata di possibili stupratori ti bruci le possibilità di relazione con tre quarti del genere umano. E l'altro quarto rimarrebbe miseramente deluso nello scoprire che non sei un vero travestito.
Quello che mi lascia perplessa è il messaggio che questa genialata lascia trapelare. A quanto pare, l'unico modo che le donne hanno per vivere tranquille è fingersi degli uomini. Precisamente dei travestiti. Non mi sembra una cosa molto giusta. Davvero l'unico modo per fermare gli stupri è nascondere le donne sotto delle mutande farcite? Io mi auguro di no.